4 marzo 2013

La persona con Sindrome di Down: la conosciamo veramente?



Articolo apparso su ""Il Volantino" - Tricase - Pubblicato Gen 11, 2013  


Quando le modalità e i luoghi della formazione vengono progettati in sinergia, le persone coinvolte non possono che essere protagoniste attive delle acquisizioni di competenze educative efficaci; testimonianza né è stata la conferenza dal titolo “ La persona con sindrome Down: la conosciamo veramente?” tenutasi il 6 Dicembre presso le scuderie di Palazzo Gallone a Tricase, con l’ampia partecipazione di docenti di ogni ordine e grado, genitori, professionisti del territorio di Tricase e dintorni.
La conferenza sulla sindrome di Down è stata progettata dall` associazione culturale Asfodelo, nella persona della  presidente, la dirigente Caterina Scarascia e dei soci iscritti.
 L’apertura dell’incontro è avvenuta con  l’encomiabile presenza del sindaco di Tricase l’ing. A.Coppola, la cui ampia e partecipata disponibilità a mettere a disposizione gli spazi di Palazzo Gallone per i futuri percorsi formativi ha riscontrato il plauso di tutti i presenti.
In linea con i percorsi progettuali di Asfodelo, la conferenza parte da un punto di domanda la cui risposta, volta a farci conoscere le persone Down, è stata egregiamente illustrata dalla  relatrice, la dottoressa M. Teresa Calignano, coordinatrice A.I.P.D.- associazione italiana persone Down –sezione di Lecce.
Con la sua relazione, la Dott.ssa Calignano ha delineato in maniera articolata le caratteristiche del genotipo e fenotipo delle persone Down, ma ancora più ampio spazio è stato riservato alle loro modalità comportamentali. Si è trattato di scoprire o riscoprire insieme quali siano le loro possibilità, le potenzialità da coltivare, le abilità da sostenere, come le abilità linguistiche, sociali, cognitive, di memoria, contribuendo così alla crescita integrale della persona. La relatrice ha altresi´ messo in risalto come ogni apprendimento non possa prescindere da un rapporto emotivo-affettivo volto alla accoglienza e alla valorizzazione delle persone coinvolte nel processo educativo.
I bambini con sindrome di Down crescendo possono raggiungere, sia pure con tempi più lunghi, conquiste simili a quelle degli altri bambini: potranno fare sport, andare a scuola, imparare a leggere e scrivere, avere rapporti significativi con i loro amici. La maggior parte delle persone con SD può imparare a curare la propria persona, ad uscire e fare acquisti da soli. I giovani e gli adulti possono apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro svolgendolo in modo competente e produttivo. Le persone con sindrome Down sanno fare molte cose e ne possono imparare molte altre, come ha sottolineato la relatrice, ma perché queste possibilità diventino realtà occorre che tutti imparino a conoscerli e ad avere fiducia nelle loro capacità.
Con la presidente di Asfodelo, Caterina Scarascia, si è condivisa l’importanza di una riorganizzazione dei curricoli delle scuole frequentate dai bambini e dai ragazzi Down, progettandoli tenendo conto delle loro reali caratteristiche, della loro storia, delle caratteristiche del territorio in cui la progettazione avviene, orientando il percorso educativo all’acquisizione di competenze realmente spendibili e volte alla realizzazione di una vita autonoma.
L’acquisizione dell’autonomia che si realizza gradualmente, facendone esercizio in contesti formativi strutturati con una precisa intenzionalità educativa, è un traguardo indispensabile per essere un membro attivo e non assistito della società.
Di autonomia possibile ha ampiamente parlato la psicopedagogista M.T. Calignano, generando notevole interesse da parte dell’auditorio. Ha socializzato anche i servizi erogati dalla sezione di Lecce dell’ A.I.P.D., l’associazione italiana persone Down, nata a Roma nel 1979, tra questi ci ha ricordato il corso di educazione all’autonomia. Il corso si rivolge ad adolescenti e giovani adulti e ha come obiettivo, attraverso dei percorsi educativi individualizzati, quello di sviluppare capacità, abilità e conoscenze necessarie alla vita quotidiana. In questo percorso è anche previsto uno spazio lavoro, ossia acquisire le competenze di base necessarie ad assumere la capacità di lavorare. I ragazzi che hanno portato a termine il corso hanno anche avuto modo di effettuare con successo stages all’estero.
Le riflessioni dei partecipanti, prevalentemente docenti, così come gli interventi seguiti alla relazione sono stati concordanti con l’esigenza di valorizzare e arricchire i percorsi educativi dei bambini e ragazzi Down, che nel loro cammino verso l’età adulta non possono prescindere dalla partecipazione ai percorsi di inclusione messi in atto nelle scuole, essendo queste ultime sede di processi di socializzazione straordinariamente importanti per la loro crescita equilibrata.
La questione rimane però aperta nei termini di una interrogazione rivolta alla comunità che accoglie anche le persone Down: quanto la società che ci circonda sia realmente inclusiva, quanto sia in grado di sostenere e realizzare percorsi di autonomia di soggetti in speciali condizioni di vita, quanto la scuola possa fare per contribuire a realizzare le attese dei suoi studenti  e delle loro famiglie.
Gli interrogativi potranno essere oggetto di ulteriori riflessioni in futuro, l’auditorio ha infatti avuto modo di esprimersi in tal senso compilando un questionario sottoposto a fine incontro per registrare l’interesse sull’argomento trattato e  rilevare proposte operative future per l’acquisizione di ulteriori competenze in materia. 

Maria Pesce


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